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ABITO POVERO
Giovedì, scorribanda alla provvista di Ruché, d’obbligo, per noi, Nadia
Verrua, Cascina Tavijn, che ha pure Grignolino, anche in versione
rivoluzionaria, Barbera, nocciole e grappa. Castell’Alfero, da Marisa al
Castello, ristorante “chiocciola” delle Osterie d’Italia di Slow Food,
la migliore per me, maledizione, chiuso perché in trasferta a Expo.
Rapida consultazione della Guida, il più vicino è Bandini, Portacomaro,
che eccelle, secondo la Guida, solo per le bottiglie. Scendiamo al fondo
della valle, il gran paesaggio di prima si attenua, arrivo, gran
parcheggio davanti a un caseggiato anonimo senza tracce di storia.
Dentro, tranne una Moto Guzzi da religione appoggiata alla parete, sala
ordinaria che più è difficile. Solo due tavoli occupati, anche se l’ora è
tarda. Con queste premesse, i lettori che si fidano di me, girerebbero
al largo. Male: per me e l’amico di viaggio, una delle migliori cucine
degli ultimi anni e un’accoglienza in mirabile equilibrio tra
cameratismo e discrezione. Un Ruché simile a quel di Nadia: subito, e
offerto un bicchiere di confronto con un altro completamente diverso,
tanto per farci un’idea; antipasti classici, vitel tonnato e carne
battuta: qui in Piemonte, ci ricorda Antonello che “sgomma” in sala,
abbiamo le carni migliori; plin, altro classico, delicati; bisogna
finire la bottiglia, assalto finale ai gran formaggi di zona; caffè per
me, Moscato per Pierluigi, settanta euro in due.
Lezione, il vestito è bello, e forse ha influenzato anche la valutazione
bassa della Guida, ma se vi fermate nel raggio di 30 km, lasciate
perdere i benvestiti, c’è Bandini, via Cornapò 135, Portacomaro, 0141
299252.
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