domenica 23 settembre 2018

Recensione su La Stampa del 03/02/2018


I vanti di Portacomaro: Bergoglio, Grignolino e il ristorante Bandini




Per tre cose è noto Portacomaro, piccolo borgo dell’Astigiano a due passi dal capoluogo. Ha dato i natali agli avi di papa Bergoglio che da qui, migranti come molti piemontesi di campagna, partirono per l’Argentina oltre un secolo fa. Poi c’è il Grignolino, quel vino scontroso e difficile che è stato molto amato (Veronelli ne parlava benissimo) per poi essere quasi dimenticato, E di cui oggi, anche a partire da Portacomaro che ne è un po’ la capitale, è iniziata la riscoperta. La terza è Bandini, piacevole trattoria di provincia, con una lunga storia alle spalle e molto amata da chi apprezza cibi e vini autentici.

A guidarla sono due professionisti come Massimo Rivetti in cucina e Antonello Bera in sala. Bravi ristoratori che hanno anche altre passioni oltre al cibo e al vino: la letteratura ad esempio. E non le nascondono, Il nome del locale è dedicato appunto ad Arturo Bandini, il protagonista della saga letteraria di John Fante. Sul sito del ristorante c’è addirittura un elenco dei libri preferiti dai due osti. Oltre la letteratura poi c’è la passione per le moto. Entrando in trattoria, la prima cosa in cui vi imbatterete sarà una vecchia Guzzi California del 1972. Per arrivarci dovrete percorrere la statale che da Asti porta verso Alessandria e girare poi verso Portacomaro: l’osteria è in mezzo alla campagna, sulla strada.

La sala, come già detto, è semplice: colori chiari, una decina di tavoli cui non è difficile vedere sedute anche famiglie della zona, oltre a turisti golosi italiani e stranieri in cerca di una autentica cucina monferrina. Tradizione, ma mai banale, e rispetto di ciò che le stagioni offrono sono i punti cardinali dei piatti di Rivetti. A cui si aggiunge sempre in carta anche qualche piatto di pesce come la tartare di ombrina affumicata in casa o la crema di porri di Cervere con code di gamberi. Ma i punti forti sono la carne cruda, il vitello tonnato, il cotechino di Cornapò con subric di patate, gli gnocchi di patate con fonduta di Roccaverano, gli agnolotti (gobbi) al sugo, la faraona. Tra i dolci un classico è il gelato alla crema con la marmellata di arance speziate. Il servizio è cordiale e “alla mano”. Bella la scelta dei vini: si pesca nell’Astigiano con Grignolino e Barbera, si va in Langa con Barolo e Barbaresco. Ma c’è anche qualche buona proposta francese. E il conto sorride: si sta facilmente sui 40 euro.

Bandini

via Cornapò 135, Portacomaro (At)
info 0141/299252
ristorantebandini.blogspot.com
Aperto pranzo e cena, chiuso il lunedì

lunedì 10 settembre 2018

PIEMONTE MON AMOUR - tratto dal blog di Francesco Maule

Accidenti, solo ora ci siamo accorti di questa bella menzione del ns. ristorante fatta da Francesco Maule a gennaio 2013, già 5 anni fa.
Citiamo qui in basso l'intero contenuto del blog della sua azienda di distribuzione vini naturali italiani e del mondo.
Grazie molte, Francesco!



PIEMONTE MON AMOUR

27 gennaio 2013
A noi il Piemonte piace per le sue Barbere, per il Grignolino di Nadia e del maestro, Francesco di Migliavacca, per le piccole grandi Freisa, per il Dolcetto di Pino che non c’è più e quello di Emilio, che nonostante tutto continua a potare, e per il Ruchè, sempre di Nadia. E per la nobiltà che ha fatto l’Italia, quella dei Savoia e dei Cavour, e per lui, il Nebbiolo, rè incontrastato per carattere ed eleganza, di questa vasta regione italiana, ricco di grandi interpreti tra Barolo e Barbaresco.

E per questo, ogni anno, una capatina si fa. Sul finire delle feste natalizie, questo è stato il nostro tour:


Giorno 1: partenza ed arrivo in quel delle Rocche di Castiglione Falletto dove il gagliardo Luca Roagna con il padre produce il Barolo: giro nei vigneti che circondano la Pira, storica cascina che è diventata la nuova modernissima e sfarzosa cantina della famiglia, e poi a pranzo a La Morra, Osteria More e Macine. Segue pranzo imbevuto da Champagne, Barbaresco (Roagna), Chianti, un buon Borgogna, ancora Champagne e verso le 17 si chiude con un goccio di Gin Tonic… le consuetudini bisogna rispettarle!

Ore 17.30 Eravamo un po’ brilli ma il luogo e il personaggio della visita ci fanno tornare meravigliosamente lucidi: Roberto Conterno ci ospita per una breve ma intensa visita nella cantina della sua azienda famigliare, famosa e rinomata in tutto il mondo per il nome del nonno, Giacomo Conterno. Parole ragionate e pacate, pulizia, modi a noi familiari e contadini: si capisce che ogni giorno va in vigna e, seppure venda il Monfortino a cifre astronomiche, è un uomo con i piedi per terra e le mani che potano, tagliano grappoli, attaccanno tubi e spostano cartoni. Le barbere dalla botte ancora aspre e un po` verdi sono di una finezza mai sentita; il Barolo e il Monfortino non li sappiamo descrivere, tanta l’eleganza e la stoffa, saremmo comunque inadatti a dare dei pareri. Perle di rara e inspiegabile bellezza.

La sera siamo in famiglia, da Carussin, con Luigi, Bruna e i giovani Luca e Matteo: cena piemontese, trionfo di Barbera e tante belle chiacchere tra viaggi e sogni condivisi: l’ospitalità e la comunione di intenti e ragioni, così… senza fronzoli né imbrogli, con semplicità!

E Bruna che con la sua brutta maledettissima malattia esprime la vita e ha ancora carattere da vendere, sorrisi e tenacia: madre, musa, vignaiola, imprenditrice, amica.


Giorno 2: con Luca, senza la sua Clandestino, andiamo a far visita a un grande Lorenzo Corino, nella Cascina di famiglia a Costigliole d’Asti. Da poco in pensione come agronomo impegnato con il Ministero e con il Centro nazionale di ricerca di viticoltura ed enologia, ci dice che finalmente riuscirà a dedicarsi a tempo pieno alle sue vigne; in realtà da sempre, sia lui che i suoi avi, coltivano vigneti storici di Barbera e Nebbiolo e vinificano nella cantina di casa, seguendo la tradizione, e, aiutati dalla cultura, producono vini di qualità eccellente, eleganti e che durano nel tempo. Senza trattori, senza chimica, senza solfiti; vigne vecchie o molto vecchie, una ricerca infinita sulla potatura, falcetto o zappa per l’erba, lunghe macerazioni, vini potenti ed alcolici negli ultimi 10 anni, perché il clima è cambiato.

Mezza giornata vola via come niente, servirebbero settimane per afferrare tutte le conoscenze e la cultura di Lorenzo… ma avremo tempo e anche il giovane figlio Guido, architetto, non sembra da meno… c’è tempo!

Verso sera siamo da Nadia, a Cascina Tavijn, ad assaggiare tutte le botti con l’annata 2012, senza farci mancare la Barbera 2011, ancora da imbottigliare; siamo qui per un saluto e per vedere lei, il prodigio della Natura che si chiama Bianca, nata prematuramente, dopo pochi giorni dalla nostra ultima visita, due estati fa: anche qui il coraggio, la tenacia e il cuore di tre generazioni in una splendida immagine di una nonna, una madre ed una figlioletta dalla forza disarmante!

La sera siamo a cena al vicino Ristorante Bandini,  a Portacomaro, egregiamente gestito da Antonello, cugino dei celeberrimi Bera (Alessandra e Gianluigi), guru assoluti del Moscato d’Asti (di Canelli) naturale. E l’influenza si vede e si sente: una bella Harley Davidson in sala, servizio curato e a modo, cucina tipica della zona con lo stile da ristorante di qualità, carta dei vini divisa in vini pop (quelli un po’ più fighetti e costruiti) e vini rock (tutti belli naturali e ruspanti, come piace a noi).

Giorno 3: Torino, al mattino ci troviamo con Luigi Fracchia, che inizierà a rappresentare i nostri vini ai locali torinesi, anche lui architetto super appassionato di vini, che gestisce con altri due matti uno dei blog più passionali (appunto) che parli di vino e non solo: gli amici del bar.

Pomeriggio di relax per le vie del centro e poi alla avveneristica e un po’ stomachevole, ma di gran successo, mostra “The human body”: corpi veri donati alla scienza che si mostrano in un macello vero e proprio di ossa, muscoli, nervi, cervella, polmoni, cancri e feti nella loro nudità e morte.

Quindi a cena nel ristorante di Torino più conosciuto ed amato dagli intenditori, ovvero quello degli amici Pitro ed Andrea del Ristorante Consorzio, dove si mangia di qualità e classe in un clima informale ma rispettoso, professionale ma strabiliante per noi, amanti dei vini naturali. Una carta dei vini da urlo e non c’è nient’altro da dire, se non che è da urlo anche il rapporto qualità/prezzo… ovvio che non riescono a star dietro alle prenotazioni!


Giorno 4: si rientra, ma prima facciamo tappa dal buon uomo di Emilio, nei pressi di Ovada, a Cascina Borgatta, vecchia conoscenza di arkè, che riprendiamo in listino molto volentieri. Avevamo conosciuto Emilio e Luisa qualche anno prima portati dal mitico Pino Ratto, in questa zona ormai dimenticata, vittima dell’industria del vino in damigiana o in fusto, in realtà vocata per dolcetti dal grande carattere e longevi, come ci insegna la storia, ormai appartenente al passato, del grande Pino e dei suoi Le Olive e Gli Scarsi.

Ci accolgono come figli, ci trattano da rè, ci accompagnano nelle vigne circostanti la cascina, quattro ettari vitati a Dolcetto e Barbera in una conca a 400 meri di altitudine, una piccola cantina ordinata e ben organizzata, una concezione semplice e puramente contadina del lavorare la terra e fare il vino.

Davvero finiamo con una bella immagine e un buon stare, con calma ce ne torniamo a casa, carichi di vino e di nuove esperienze, idee e stimoli, ma con la voglia di tornare che già si fa sentire!



ARKE’ di Maule Francesco & C.
Via Biancara, 14
36053 Gambellara (VI)
http://www.vininaturali.it/

sabato 1 settembre 2018